Spesometro altra proroga più lunga?

Spesometro altra proroga più lunga?

Spesometro altra proroga più lunga?

E’ diventato un thriller, una tragedia greca oppure una commedia siciliana? Ora sembra che per lo spesometro vi sarà altra proroga più lunga.

Spesometro altra proroga più lunga?

Purtroppo chi non fa il lavoro del commercialista difficilmente può capire l’onere e la difficoltà di utilizzare questi sistemi messa a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Infatti, nel mondo dell’APP, dei siti internet responsive e delle piattaforme web che gestiscono miliardi di dati abbiamo un competitor nell’web ed in ingegneria elettronica che fa un passo avanti e 100 passi indietro.

E’ un po’ come se chi volesse fare concorrenza a WhatsApp s’inventi ora una applicazione che funzioni solo per PC, tale e quale a quella che nei primi anni del 2000 rivoluzionò il sistema della messaggistica istantanea: Windows Messegner!

Immaginate ora una APP solo sul PC in cui invece di fare chiamate puoi mandare degli trilli, invece di condividere immagini e video puoi solo mandare emoticon!

Lo spesometro di oggi è un po’ questo: ci hanno imposto di utilizzare un sistema che nasce già vecchio. Chiede dati che non servono all’amministrazione (non solo a parere dello scrivente ma anche della signora anziana a fare la spesa alla COOP: perché vogliono sapere il numero civico, la via, il cap, la città di residenza e il Codice Fiscale della signora a cui un idraulico ha emesso una fattura di 60,00 euro per la riparazione di un tubo? Quando mai verranno incrociati questi dati, poi con che cosa? Per determinare cosa? Davvero secondo qualcuno al governo grazie a questo strumento riusciranno a capire che la signora teneva sotto il cuscino i 60 euro? Oppure che l’idraulico ha fatto una fattura di 60 a fronte di un incasso totale di 100?

Cari lettori: è di questo che si tratta per la stragrande maggioranza dei dati che noi ora stiamo cercando di trasmettere. Dati assolutamente inutili. E poi quanto costa utilizzare questi dati per andare a recuperare massa imponibile? Immaginate gli avvisi bonari che dovrebbero partire in automatico? Miliardi? Immaginate quanti funzionari dell’Agenzia delle Entrate dovranno poi elaborare questi dati? Migliaia? E dove sono questi migliaia di funzionari? Andrebbero assunti. Per recuperare quanto?

Siamo alla fantascienza.

Ed in più gli ingegneri, gli informatici dello Stato ci presentano anche un sistema che fa ridere. Ancora oggi è bloccato. Così lo stato venerdì. Lunedì era stato sospeso per problemi di privacy. Ieri era tornato a funzionare a singhiozzo ma oggi abbiamo capito che i file di ieri il sistema li vuole nominati solo con il codice fiscale del cliente. Altri controlli hanno scartato i file perché il Codice fiscale inesatto: quindi, tutti da rinviare…

Insomma questo inutile adempimento ci porta di nuovo a spendere tanto tempo a noi commercialisti e ad essere costretti a far pagare gli oneri ai nostri clienti con la paura poi che questi s’incazzino! Con chi poi? Con chi lavora…

E’ questo ciò che sta creando il sistema odierno: far litigare chi lavora con gli altri con cui lavora.

Ecco un altro articolo:

Il portale “Fatture e corrispettivi” dell’Agenzia delle Entrate, come annunciato nel comunicato del 25 settembre, è effettivamente tornato disponibile (appena si entra nel portale appare la scritta “abbiamo ripristinato il sistema”), ma ancora a scarto ridotto, senza quindi dare la possibilità agli utenti di effettuare tutte le operazioni necessarie.
Una volta inserite le proprie credenziali, infatti, a tanti utenti che si apprestavano a fare un controllo dei file “dati fatture” il sistema negava l’accesso, spiegando, come già accaduto nei giorni scorsi (si veda “Portale in tilt, sullo spesometro cresce la preoccupazione dei commercialisti” del 23 settembre), che “in questo momento il numero delle connessioni è superiore a quelle che il servizio riesce a gestire”.

Nessun passo avanti nemmeno per ciò che riguarda la tutela della privacy.
Una volta digitate le credenziali Entratel si può accedere ai dati dello spesometro di un contribuente semplicemente inserendo il suo codice fiscale (mentre con il codice fiscale di un intermediario si possono vedere i dati relativi a tutti i suoi clienti). Il problema sussiste tutt’oggi e non pare ci siano le possibilità di risolverlo, quantomeno in tempi brevi.

Non a caso, il portale “Fatture e corrispettivi” riporta un’ulteriore avvertenza: “L’accesso – si legge – può avvenire solo ed esclusivamente per finalità strettamente connesse alla propria attività. L’operatore, procedendo nel collegamento, dichiara di conoscere le vigenti norme a tutela della riservatezza delle informazioni contenute nella banca dati, e di essere pienamente consapevole delle responsabilità connesse all’accesso ai dati illegittimo o non autorizzato o non determinato da ragioni professionali e alla comunicazione dei dati o al loro utilizzo indebito. Ogni operazione effettuata viene memorizzata dal sistema informativo”.
Insomma, non essendo in grado di risolvere il problema dal punto di vista tecnico, si fa richiamo alla legge e alle conseguenze da essa previste in caso di accessi non autorizzati.

Rimane sul tavolo, poi, anche la questione sanzioni, alimentata dal comunicato del 25 settembre. L’Agenzia spiega che, ove vengano riscontrate oggettive difficoltà, verrà valutata la possibilità di non applicare le sanzioni per meri errori materiali o invii tardivi, fino ai quindici giorni dall’originaria scadenza del 28 settembre (si veda “Possibile moratoria delle sanzioni per i dati fatture inviati sino al 13 ottobre” di oggi).

Così facendo, però, “si lascia spazio alla discrezionalità degli uffici”, e questo, ha denunciato ieri il Consiglio nazionale dei commercialisti, non potrà che generare “ulteriore caos nella già travagliata vicenda dello spesometro”

Questo invece il link per un altro articolo del Sole 24 ORE:

Il cantiere dello spesometro resta aperto. Neanche ventiquattro ore dopo la mini proroga al 5 ottobre concessa dalle Entrate per il blocco del canale

Sorgente: Il Sole 24 ORE

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